La storia di un museo è il racconto di un viaggio. Quello del Museo Civico Pier Alessandro Garda è iniziato nella seconda metà del ‘700. Uomini e donne animati da passione culturale e desiderio di ricerca hanno creato, custodito e infine donato alla città un patrimonio artistico di rara bellezza.


Il museo si propone come spazio privilegiato dell’offerta culturale della Città di Ivrea. Oltre alle collezioni permanenti, gli ambienti interni e il cortile ospitano anche mostre temporanee, festival, incontri e iniziative ideate in collaborazione con le realtà culturali del territorio.

Le collezioni

Attraverso un allestimento completamente rinnovato e caratterizzato da rotazioni periodiche delle collezioni,  il Museo Civico Pier Alessandro Garda offre al visitatore un’importante sezione archeologica, una pregiata collezione d’arte orientale e i quadri della collezione Croff.

Nucleo centrale del museo, restituito al pubblico dopo importanti restauri, sono la collezione d’arte orientale quella archeologica.

Il Museo civico Pier Alessandro Garda di Ivrea ospita la mostra Piccoli tasti, grandi firme. L’epoca d’oro del giornalismo italiano (1950-1990), realizzata dal Comune di Ivrea con il contributo della Fondazione Guelpa di Ivrea.
Luigi Mascheroni, curatore della mostra con la collaborazione di Corinna Carbone, racconta la stagione d’oro del nostro giornalismo e le “penne” che hanno contraddistinto quest’epoca.

Questo affascinante progetto espositivo propone una pagina particolare della grande tradizione della stampa italiana, e si offre come spunto di riflessione sul presente dell’informazione.
La mostra (ri)legge quella che da molti viene considerata – per qualità dell’informazione e della scrittura – la stagione d’oro del nostro giornalismo: un momento storico, al centro del Novecento, che coincide, sovrapponendosi e intrecciandosi, con l’invenzione, la diffusione e il larghissimo uso delle macchine da scrivere portatili Olivetti, e la Lettera 22 in particolare.

É il periodo compreso tra gli anni Cinquanta (il 1950 è l’anno della progettazione della Lettera 22) e la fine degli anni Ottanta – inizio anni Novanta (cioè il momento della graduale introduzione dei personal computer nelle redazioni dei quotidiani).
Una stagione che può ancora proporsi come esempio e confronto in un momento come quello attuale in cui il giornalismo della carta stampata vive una crisi profonda: concorrenza dei nuovi media e di Internet in particolare, crollo delle copie per tutti i maggiori quotidiani, allontanamento dei lettori tradizionali, riduzione drastica della pubblicità, perdita di autorevolezza nei confronti del lettore. Oggi siamo sommersi da notizie, “ultima ora”, commenti, travolti da tweet, fotogallery, video, e sopraffatti da polemiche, scandali, consigli dell’esperto e, anche, fake news. Però – in questo flusso di narrazione ubiqua, anzi di storytelling – rischiamo di perdere un’antica abitudine: il piacere di raccontare (e leggere) le storie, e soprattutto le storie ben scritte.
Il percorso della mostra – che si sviluppa attraverso l’esposizione di materiale molto vario – ci aiuta a ritrovare questo gusto: in mezzo a macchine per scrivere, taccuini, agende, dattiloscritti, pagine di giornale, ritagli, riviste, vignette, disegni, caricature, fotografie e video, si riscopre “il sale del giornalismo”.
Un ringraziamento per la collaborazione all’Archivio Storico Olivetti, All’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa, agli organizzatori della Grande Invasione e a tutti i prestatori sia pubblici che privati che hanno contribuito alla realizzazione della mostra

La sezione archeologica, il cui progetto scientifico è stato curato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, raccoglie le testimonianze della città e del suo territorio dall’età neolitica fino al periodo basso medievale. Il primo nucleo della collezione fu raccolto dal conte Carlo Francesco Baldassarre Perrone, coadiuvato dal conte Paolo Pinchia.

Ampio spazio è dedicato in particolare al periodo romano della colonia di Eporedia – dedotta nel 101/100 a.C. come avamposto militare strategico sulla riva sinistra della Dora Baltea – documentato da importanti reperti come la “stele del gromatico”, con la raffigurazione dello strumento utilizzato dai Romani per segnare la centurazione del territorio. Rinvenimenti in epoche diverse hanno restituito elementi della decorazione architettonica di edifici pubblici.

Nella collezione archeologica si possono ammirare in particolare tre imponenti lesene scolpite pregevolmente. Altro materiale e reperti presenti nella collezione riguardano la vita quotidiana così come i riti legati ai morti. Alcuni reperti testimoniano la tarda antichità. Al periodo longobardo, infine, risale un bellissimo bacile ad orlo perlinato.

La sezione archeologica, il cui progetto scientifico è stato curato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, raccoglie le testimonianze della città e del suo territorio dall’età neolitica fino al periodo basso medievale. Il primo nucleo della collezione fu raccolto dal conte Carlo Francesco Baldassarre Perrone, coadiuvato dal conte Paolo Pinchia.

Ampio spazio è dedicato in particolare al periodo romano della colonia di Eporedia – dedotta nel 101/100 a.C. come avamposto militare strategico sulla riva sinistra della Dora Baltea – documentato da importanti reperti come la “stele del gromatico”, con la raffigurazione dello strumento utilizzato dai Romani per segnare la centurazione del territorio. Rinvenimenti in epoche diverse hanno restituito elementi della decorazione architettonica di edifici pubblici.

Nella collezione archeologica si possono ammirare in particolare tre imponenti lesene scolpite pregevolmente. Altro materiale e reperti presenti nella collezione riguardano la vita quotidiana così come i riti legati ai morti. Alcuni reperti testimoniano la tarda antichità. Al periodo longobardo, infine, risale un bellissimo bacile ad orlo perlinato.